Le alluvioni monsoniche del 2010 sono state le più violente degli ultimi decenni. Secondo stime del Governo del Pakistan, più di 18 milioni di persone e circa un quinto dell’intero territorio nazionale sono stati danneggiati dalle inondazioni. Le piogge monsoniche hanno provocato lo straripamento di fiumi come l’Indo e di altri corsi d’acqua – prima nella provincia Khyber Pakhtunkhwa (KP, a Nord-Ovest del Paese) e poi nelle provincie del Balochistan, del Punjab e del Sindh – devastando ponti, strade, centrali elettriche, edifici sia pubblici sia privati e distruggendo campi coltivati, alberi e bestiame.
Nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa circa l’80% della popolazione risiede in zone rurali e più del 75% degli abitanti conta sull’agricoltura come mezzo di sostentamento primario. I danni causati dalle piogge monsoniche sono stati severi, ed anzi così gravi da mettere a rischio la sicurezza alimentare di milioni di famiglie nella provincia, e in particolare nel distretto di Nowshera, uno dei più colpiti delle alluvioni. In questo distretto, infatti, la prossimità dei villaggi e dei campi – tra i più fertili di tutto il Paese – alle rive del fiume Kabul ha fatto sì che i danni al settore agricolo e all’allevamento siano stati particolarmente ingenti: l’80% del territorio è stato alluvionato e il 40% di beni, case e animali è stato portato via dalle acque.
Oltre a distruggere le principali fonti di reddito e di sostentamento familiare, le alluvioni hanno anche contaminato le fonti di approvvigionamento idrico locali, causando infezioni intestinali, epatiti e malattie cutanee, soprattutto tra donne e minori che sono tra i soggetti più vulnerabili.
Il progetto “Sostentamento e sicurezza alimentare nel distretto di Nowshera (KP), Pakistan”, finanziato dall’Iniziativa di Emergenza a favore delle popolazioni vittime delle alluvioni della Cooperazione Italiana, ha assicurato nel corso del 2013 (10 mesi) il ripristino del tessuto sociale, della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale nel distretto di Nowshera, attraverso la ricostruzione di basi produttive, stimolando attività formative e generatrici di reddito (apicoltura e avicoltura), e l’accesso a fonti d’acqua sicure, distribuendo sistemi di filtraggio ed organizzando corsi di formazione in ambito igienico e alimentare.
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foto di Laura Salvinelli per ISCOS
Le attività realizzate si inseriscono nella strategia del Governo pakistano di traghettare l’assistenza alle vittime delle alluvioni del 2010 da una fase di pura emergenza (terminata all’inizio del 2011) ad una fase di ricostruzione e recupero dei mezzi esistenti prima del disastro naturale. L’intervento si è posto come continuazione del precedente progetto ISCOS “Riabilitazione del settore agricolo nelle aree alluvionate di Nowshera Kalan e Pir Sabaq“, finanziato dalla Cooperazione Italiana, per sostenere nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa, la popolazione colpita dalle alluvioni del 2010, stimolando attività generatrici di reddito ed in particolare quelle tradizionalmente di competenza delle donne.
L’azione, realizzata nel quadro di uno sviluppo sostenibile e di un miglioramento della produttività, è stata elaborata tenendo in forte considerazione le questioni di genere e di empowerment delle donne, nonché le condizioni determinate dalla cultura locale. Nei villaggi coinvolti vige la pardā, letteralmente “lunghi teli murali”, un sistema di separazione delle donne dalla vista di uomini diversi dai loro stretti familiari. Le attività sono state quindi progettate e realizzate in modo tale che le donne potessero partecipare pienamente e attivamente.
Le beneficiarie sono state coinvolte in iniziative consone a usi e costumi autoctoni per promuovere il loro ruolo nel processo di riattivazione delle attività economiche di sostentamento familiari. In dettaglio, le donne sono state beneficiarie di corsi di formazione: sull’igiene, sulla sicurezza alimentare, sull’ottimizzazione dell’allevamento avicolo e sul corretto confezionamento del miele; e di beni: kit igienici e sistemi di filtraggio per l’acqua, pollame e kit avicoli, arnie e kit apicoli.
Ogni attività ha avuto come obiettivo finale quello di trasmettere conoscenze e fornire strumentazioni che potessero determinare una sostenibilità di lungo periodo e un’indipendenza nel loro utilizzo. I percorsi formativi relativi alle best practices – igieniche, avicole e apicole – hanno assicurato l’aumento della qualità della vita di interi nuclei familiari, contribuendo a creare un circolo virtuoso di massimizzazione della attività generatrici di reddito. Ripartendo da un’accresciuta consapevolezza e da nuove conoscenze acquisite, le famiglie coinvolte hanno incrementato sia la qualità sia la quantità degli animali ricevuti e dei loro prodotti alimentari derivati. Infine, sebbene l’attività di accesso a fonti d’acqua sicure non sia in prima istanza un’attività generatrice di reddito, il ripristino delle condizioni igienico sanitarie, e il conseguente miglioramento delle condizioni di salute, ha permesso alle famiglie di liberare risorse precedentemente destinate alle cure mediche.