Si è tenuto nei giorni 12 – 14 Maggio 2014, presso l’Hotel Genova di Barranquilla, il primo incontro annuale per il Progetto VidaViva. Il laboratorio ha visto la partecipazione di 15 partecipanti: 12 in rappresentanza di 9 Sindacati locali e/o aziendali, affiliati IndustriALL Global Union, inclusi nel progetto e 4 ospiti stranieri in rappresentanza di USW (United Steelworkers) Canada, CUT Brasile ed ISCOS-CISL.
Il Programma VidaViva nasce con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e salute dei lavoratori. Dopo essere stato implementato in Brasile e Mozambico, nel 2012 é stato lanciato in Colombia con gli stessi obiettivi, con particolare riferimento ai settori dell’industria manifatturiera, energetica e mineraria.
La salute, ed i temi a questa collegati, viene individuata come volano per la messa in opera di programmi volti sia al generale miglioramento delle condizioni lavorative, sia alla sindacalizzazione stessa – in Colombia solo il 4% dei lavoratori sono sindacalizzati – in modo da favorire un approccio olistico ai problemi del lavoratore. La Legislazione locale, inoltre, prevede nelle imprese delle commissioni paritarie sulla salute, Copaso – Comité Paritario de Salud Ocupacional, elemento questo a favore dello sviluppo del programma, anche se bisogna considerare che le Copaso sono sempre gestite da rappresentanti datoriali.
La partecipazione ai Copaso e al Programma VidaVida, fa sì che i sindacalisti coinvolti svolgano un duplice ruolo: da un lato attivisti sindacali, dall’altro formatori per la metodologia VidaViva presso lavoratori ed imprese interessate. Questo perché il programma si sviluppa a cascata, al fine di vedere ampliato lo spazio d’azione di VidaViva: il primo gruppo formato dal programma svolge un’attività di coordinamento e di creazione (e formazione) di altri gruppi di sindacalisti nelle nuove imprese coinvolte, che avranno a loro volta il compito di monitorare la situazione e l’andamento del programma nella propria azienda, e così via.
Nel 2012 si è tenuto il primo laboratorio in Colombia, che ha visto la partecipazione di 12 sindacati locali e/o aziendali. In questo terzo incontro si é registrata una riduzione a 9 Sindacati presenti.
Il laboratorio é servito a fare il punto sulla situazione del programma al secondo anno di attività. Si sono riscontrati effetti positivi sia sui lavoratori, che sono più coscienti dei loro diritti, sia sulle condizioni lavorative nelle imprese coinvolte.
Sono state inoltre condivise e discusse le strategie da mettere in opera nelle fasi future, per un ulteriore sviluppo del programma. La definizione delle linee strategiche verrà portata a termine nel prossimo laboratorio, la cui data é ancora in via di definizione. Ciò è stato dovuto sia al poco tempo a disposizione, sia alle difficoltà che i partecipanti hanno incontrato quando si sono dovuti interrogare su quale fosse la propria visione del futuro del programma, ad esempio sulle realtà sindacali e imprenditoriali da voler/poter includere con i successivi sviluppi e sugli obiettivi generali da raggiungere nei prossimi anni.
Lo svolgimento del laboratorio e la formazione sono stati gestiti da Mara Lira (CNM-CUT Brasile) e Jorge Garcia Orgales (USW Canada) utilizzando strumenti metodologici di facilitazione dei lavori di gruppo, caratterizzati da una alta partecipazione dei soggetti presenti. Tali metodologie sono da riscontrarsi anche all’interno delle attività del programma stesso, come ad esempio:
- il “mapeo” (la mappatura) del corpo, per individuare le malattie dovute al lavoro; del posto di lavoro: punti ed attività maggiormente pericolose delle aree di lavoro; del proprio mondo, al fine di aiutare i lavoratori a visualizzare i propri problemi;
- la creazione di un giornalino a fumetti per la divulgazione del messaggio, attività questa già svolta in Mozambico e Brasile.
Il problema principale che VidaViva potrebbe trovarsi ad affrontare è la sostenibilità, in quanto i fondi sono limitati e il sostegno dei sindacati coinvolti è variabile e spesso ancora da definire.
È opinione di chi scrive che il programma, con un impegno costante e dedicato delle parti sociali locali, ha buone possibilità di incidere sulla realtà sindacale e lavorativa colombiana in genere, soprattutto a fronte della bassa sindacalizzazione (4%) nel Paese. La presenza di attori internazionali favorisce un confronto, ad esempio sulle best practices, assicura visibilità alle attività ed offre legittimazione e difesa alle azioni degli attivisti sindacali, spesso criminalizzati e bersaglio di azioni violente. Uno dei sindacalisti presenti al laboratorio – il nostro amico Jairo Del Rio, attuale vice-presidente del sindacato Sintratucar che organizza i lavoratori della Tubo Caribe (Gruppo Tenaris – Techint) di Cartagena – ha vissuto sotto scorta per 3 anni dopo aver ricevuto minacce di morte. Non si tratta di un caso isolato: Amnesty International ha dichiarato la Colombia “il paese più pericoloso al mondo per i sindacalisti” e nel 2013 ha registrato l’assassinio di 20 attivisti sindacali nel paese.
Il lavoro da fare è ancora molto. Gli obiettivi programmati sembrano ancora lontani, soprattutto alla luce delle carenze, anche formative, dei sindacati locali. Un esempio è dato dalla difficoltà incontrata quando ai partecipanti è stato chiesto come implementare ed ampliare il programma nel futuro: il discorso è divenuto confuso, e si evinceva una difficoltà quasi ontologica nel dover assumere responsabilità, nel prendere decisioni autonomamente.
L’accompagnamento e il sostegno continuato, appare quindi necessario. Vista la composizione dei partecipanti al laboratorio – fra gli altri c’era un rappresentante di un sindacato degli elettrici – e la presenza del Sindacato Mondiale dell’Industria, IndustriALL Global Union, sarebbe auspicabile il coinvolgimento di altre sigle sindacali del mondo CISL, oltre la FIM, ad esempio FLAEI e FEMCA.
Ad oggi sono stati raccolti, e in buona parte già trasferiti in loco, circa 6.500 euro con contributi di ISCOS Nazionale, FIM Bergamo e FIM Venezia, singoli.
La partecipazione di altri soggetti al progetto consentirebbe a renderlo maggiormente sostenibile economicamente e a dare una maggiore diffusione a questa attività di solidarietà sindacale.