ISCOS riceve e condivide un documento di analisi del Centro Bartolomé de las Casas (CBC) di Cusco, nostro partner in Perù, sulla situazione politica attuale in Perù, la preoccupante crisi istituzionale e la conseguente ondata di manifestazioni e violenze che sta attraversando soprattutto le regioni del Sud del Paese, dove si registrano purtroppo decine di feriti e diversi morti, tra cui adolescenti.
Una crisi di governance
l Perù vive da decenni una persistente crisi di governance, caratterizzata da fragilità istituzionali, principalmente politiche, e causata da un deficit nella costruzione della cittadinanza e di spazi limitati per la partecipazione dei cittadini. Spazi per lo più esistenti solo come conseguenza di pressioni e mobilitazioni popolari per la rivendicazione di diritti di vario genere. Questa crisi è accompagnata da un’enorme informalità nell’economia nazionale, esacerbata nel periodo della pandemia, come espressione dell’abbandono storico dello Stato nel provvedere ai bisogni primari delle persone, che da tempo si prodigano, attraverso molteplici strategie, per la propria sopravvivenza materiale. Questa dinamica economica, e anche sociale, è stata accompagnata dall’attuazione di un modello di accumulazione basato sull’esportazione di merci e di materie prime (principalmente minerali e prodotti agricoli) il cui valore dipende essenzialmente dai mercati internazionali, che quindi in questo periodo non hanno risentito in modo sostanziale di variazioni o crisi, ad eccezione delle oscillazioni dei prezzi globali. Va aggiunto che buona parte dell’informalità è legata all’illegalità e alla corruzione nelle sue varie forme, una corruzione che muove anche la base economica del Paese. Si può dire, senza timore di smentite, che accanto alla crisi di governance c’è un modello neoliberista estremo che articola tutte le forme di accumulazione sopra menzionate.
Il Governo di Castillo
In questo contesto, è emerso l’attuale governo che più che un’opzione di proposta politica è stato il risultato del rifiuto della popolazione di un’eventuale amministrazione fujimorista (che si sarebbe data con l’elezione della figlia di Fujimori al ballottaggio contro Pedro Castillo – in giugno 2021 ndt). La vittoria di misura del presidente Castillo non è mai stata accettata dalla destra nelle sue varie fazioni o dalla maggioranza dei mezzi di informazione al suo servizio. E quella era, ed è tuttora, una delle costanti che ha caratterizzato la vita politica da luglio 2021 fino ad oggi. In questo contesto, la totale inefficienza e i crescenti segni di corruzione di questo governo hanno favorito la pratica golpista e destabilizzante attuata dal Parlamento e incoraggiata dalla stampa. La verità è che, in ogni caso, anche con un buon governo Castillo, la risposta della destra peruviana, in maggioranza nel Parlamento, non sarebbe stata molto diversa, e per certi versi sorprende ora il sostegno popolare a Castillo, sostegno popolare che ha non mai ricevuto il Presidente durante il suo mandato. Anche molte delle sue misure relative ai diritti dei cittadini (nell’istruzione, nelle politiche di genere, ecc.) sono andate di pari passo con gli approcci conservatori della destra.
Le accuse di corruzione
Le prove di corruzione del governo, che devono essere giustamente perseguite come in ogni Stato di diritto, sono state motivo sufficiente per avanzare le accuse contro l’amministrazione presidenziale, dedicando loro forse una maggiore attenzione e scrupolosità rispetto a molti altri casi, forse ancora più eclatanti ed evidenti che coinvolgevano altre personalità politiche ed esponenti del Parlamento e dell’opposizione. Lo slogan politico concertato della destra al Parlamento, e nella maggior parte della stampa, è sempre stato quello di censurare Castillo e il suo entourage. A questa persistente campagna di destabilizzazione e di richiesta di sfiducia dobbiamo aggiungere il continuo, terribile e imperituro discorso classista e razzista, purtroppo costante in vasti settori della società peruviana, che approfitta dell’inesperienza e dell’origine popolare del Presidente eletto per delegittimare la sua persona e la sua famiglia.
Gli ultimi eventi: la mobilitazione sociale
Gli ultimi avvenimenti sono stati una sorpresa per molti, in tutta la loro portata. Primo, perché non era prevedibile che Castillo tentasse di decretare la chiusura del Congresso, e l’intervento della Corte Costituzionale e della Magistratura, senza alcun tipo di appoggio da parte dei poteri militari e istituzionali. Di qui la sua rapida caduta e l’arresto, nonché il giuramento del suo successore, la Vicepresidente della Repubblica, e la nomina del suo Consiglio dei Ministri. In secondo luogo, perché non si riteneva che questa situazione si sarebbe tradotta in una massiccia reazione popolare a favore del Presidente, con l’esplicita richiesta del suo rilascio, giustificando il suo frustrato provvedimento di chiusura del congresso come una azione legittima contro la continua pratica golpista del Parlamento. La conseguenza più evidente della caduta di Castillo è la crescente mobilitazione di attori sociali nelle città e nelle campagne, soprattutto nelle regioni meridionali e sulla costa meridionale del Paese, con la richiesta della liberazione di Castillo, l’anticipo delle elezioni e l’apertura di una Assemblea Costituente. Mentre il Parlamento persiste con le sue misure destabilizzanti e la nuova Presidente non riesce a leggere in maniera lucida la realtà sociale e politica che le si para davanti, il movimento popolare avanza e paralizza il Paese, arrivando a situazioni tragiche come dimostrato dal numero di feriti e la perdita di vite umane in questi giorni. Molte sono le proteste di carattere locale nelle regioni di Puno, Apurimac, Cusco, Ayacucho e Huancavelica, ma altre si stanno preparando con dimensioni nazionali, presto toccherà agli studenti e alle comunità campesinas e indigene.
Quale futuro?
Ora le prospettive future sono incerte. La Presidente eletta ha negoziato con il Parlamento per anticipare le elezioni a marzo 2024, concordando riforme politiche per affrontare l’estrema crisi di governance, e intende esercitare un governo con una squadra tecnica, senza elementi di dubbia moralità e esente da accuse di corruzione. La popolazione in protesta non si fida degli attuali rappresentanti politici, e chiede lo scioglimento del Parlamento e le dimissioni della Presidente, oltre a convocare un’Assemblea Costituente. Molte richieste potrebbero venire considerate estreme da un’analisi rigorosa e razionale, tuttavia, è anche vero che la popolazione ha tutto il diritto di esprimersi e rivendicare le proprie richieste. Noi, organizzazioni delle società civile, abbiamo dimostrato di essere abbastanza lontani da questo sentimento sociale, pieno di disagio, e lontani dalle persone continuamente vessate e lese nei loro diritti più elementari, pregne di amarezza e indignazione per i maltrattamenti classisti e razzisti così presenti nella società e nella politica peruviana ancora oggi. La solidarietà al Presidente deposto ha a che fare con questo sentimento di esclusione e discriminazione, e non con la sua capacità di gestione. Nella situazione attuale, per analizzare le opportunità di aprire un nuovo spazio politico a nuovi attori, le elezioni anticipate dovrebbero servire a sostituire l’Esecutivo e il Parlamento, ma con nuove regole elettorali. Prima di un ampio consenso, è necessario individuare soluzioni che permettano al Paese di liberarsi dei vecchi partiti preda di caudillos e malaffare, e aprire uno spazio di agibilità per la creazione di nuove organizzazioni sociali e politiche, in cui i cittadini che rifiutano l’attuale partitocrazia abbiano l’opportunità di partecipare e offrire alla cittadinanza nuove opzioni.
Cosa fare?
Osservare meglio il panorama attuale. Intanto, le tendenze autoritarie non si riscontrano solo nei rappresentanti del Parlamento, ma in varie leadership popolari, e possono generare situazioni complesse di maggiore violenza o decisioni che rafforzano leadership antidemocratiche e dinamiche economiche neoliberiste che degradano l’ambiente, come le attività di estrazione illegale di risorse naturali. Dobbiamo contribuire a creare nuove condizioni per la governance, in particolare accompagnando rinnovati processi di rafforzamento delle capacità incentrati su giovani, uomini e donne, e leader di organizzazioni campesinas e indigene. Occorre rafforzare le alleanze interistituzionali e superare l’attuale dispersione di sforzi e risorse. Occorre chiarire e definire un percorso che lasci da parte i vecchi paradigmi di sviluppo e ci porti verso la costruzione di condizioni per il Buon Vivere. È tempo che le organizzazioni della società civile, i progetti e le agenzie di cooperazione si siedano insieme per riflettere e agire diversamente.
(Comitato direttivo del Centro estudios regionales andinos Bartolomé de las Casas di Cusco – Perù)
Per approfondire
Cronaca
Analisi
https://www.noticiasser.pe/desprecio
https://www.noticiasser.pe/aprender-de-la-historia