In memoria di Luigi Cal

Le testimonianze di Giuseppe Iuliano, Giacomina Cassina, Gianni Alioti e Alberto Cuevas.

 

Luigino Cal si è spento il 6 dicembre a 71 anni.

Negli ultimi anni è vissuto in estrema riservatezza, affrontando coraggiosamente un male che lo ha portato alla morte.

Lo ricorderemo come un autentico protagonista della storia delle relazioni sindacali mondiali: per molti anni la sua costante attività nel campo della solidarietà internazionale ha fatto della CISL una delle organizzazioni più presenti e in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori in tutti i continenti.

Stanno giungendo in queste ore lettere di cordoglio da tutte le più alte personalità del mondo sindacale internazionale e da importanti rappresentanti istituzionali, da Sharan Burrow Segretaria Generale ITUC al Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale del lavoro Guy Ryder, dal Segretario Generale della CES Luca Visentini alla Direttrice di Actrav OIL Maria Helena Andre’… ma anche da tanti amici delle Organizzazioni sindacali di tutto il mondo…

So che per quanti lo hanno conosciuto resterà indelebile il ricordo della sua competenza straordinaria, la sua familiarità con le lingue straniere, la sua totale identificazione con la Cisl, la sua fede religiosa incrollabile, il suo tratto elegante e la sua perenne gentilezza. Lavoratore e viaggiatore instancabile, è stato anche Direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino, a coronamento della sua lunga attività sindacale.

Per quanti non lo hanno conosciuto di persona, mi permetto di allegare a questa mia comunicazione un ricordo con foto speciali della sua vita sindacale a cura di Ivo Camerini.

Foto storiche Luigi Cal

Per me è stato un maestro e un fratello maggiore: mi ha preso per mano e aiutato a conoscere tutte le dinamiche delle relazioni diplomatiche e internazionali, affidandomi responsabilità delicate e coinvolgendomi in rapporti privilegiati con testimoni straordinari del nostro tempo, che hanno avuto con lui un rapporto di particolare stima e affetto personale. Mi riferisco a Lech Walesa, presidente di Solidarnosc, l’uomo che ha cambiato i destini della storia dei rapporti tra Est e Ovest del mondo e Lula, presidente della CUT del Brasile, assoluto protagonista dei nuovi scenari che caratterizzano il rapporto tra il Nord e il Sud del pianeta: Luigi Cal con grandissima intuizione costruì con loro una forte intesa, quando erano ben lontani da diventare icone storiche, l’uno assediato dai militari nei cantieri navali di Danzica e l’altro nelle prigioni brasiliane, arrestato da una delle più buie dittature militari del Sud America.

Luigi appartiene senza ombra di dubbio al Pantheon della Cisl.

Che la terra gli sia lieve.

Giuseppe Iuliano

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Buon viaggio, Luigi Cal, antico e caro amico!
 
Caro Gigi,
 
questa bougainville me l’hai regalata tu nel 1987. Te ne ricordi di sicuro perché ti avevo scritto, nell’ultimo anno della mia vita lavorativa – tu eri direttore dell’OIL a Roma – dicendoti che ero riuscita a tenerla in vita e che lei ti aspettava nel vialetto della nostra casa di Ostia, così come ti aspettavamo noi. Mi hai risposto che la bougaiville doveva aspettare il momento che saresti andato in pensione.
 
Abbiamo lavorato insieme tanti anni, dal 1980 in avanti. Abbiamo gioito e sofferto e poi ancora abbiamo fatto festa insieme per la rivoluzione di Solidarnosc, vera prima breccia nel muro dell’orrendo comunismo sovietico. Con te non ho mai sentito l’angustia di avere un capo che non capiva o non voleva capire. Eri sempre curioso e attento a quello che raccontavo, discutevamo dell’unità europea, un pochino meno zoppa, allora, di quanto non lo sia oggi, ma soprattutto abbiamo lavorato ad un progetto che ci sembrava l’unico razionale, corretto, possibile: dopo lo sgretolamento dell’URSS, era venuta meno, secondo noi, la necessità di pensare come male necessario la divisione della terra in due blocchi politico-militari.
 
Volevamo – tu lo spiegavi molto bene – che il mondo diventasse, invece, una serie di arcipelaghi continentali, uniti al loro interno da progetti di sviluppo economici e sociali: insomma, diverse aree integrate, dialoganti tra loro, ognuna rispettosa delle culture degli altri, disposte sempre a comunicare per risolvere in modo pacifico e solidale i problemi che si venissero a creare. Non era il mondo di sogni, era pura razionalità pensare che si potessero proporre e concludere processi di pace dove c’erano tensioni e trovare soluzioni che, pur fondandosi sulla scelta volontaristica di perseguire il bene per tutti, trasferissero le energie buttate via nelle guerre esterne e interne, dichiarate o minacciate, in una sorta di competizione per il bene.
 
Certo, in questa tua/nostra visione la competizione continuava a vivere nelle dinamiche economiche e sociali ma doveva essere una competizione propositiva, partecipata da tutti gli attori sulla scena per migliorare il mondo nel suo complesso (compresa la dimensione ambientale e ben prima di Greta). Un mondo multipolare, sempre più giusto e sempre più umano, dove le guerre si disinnescano prima che comincino. Non a caso citavi spesso l’accordo di Lomé tra la Comunità Europea e i paesi africani come un primo passo in questa direzione.
“C’è il dividendo della pace da utilizzare” dicevi…
 
Oh, il dividendo della pace si utilizzò, sì, ma per costruire l’Organizzazione Mondiale del Commercio che, così come fissò il rispetto delle regole di una fair competition valida per tutti, accolse in fretta e furia la Cina (che mercato eh, non si poteva lasciare che ci sfuggissero oltre 2 miliardi di consulatori cinesi!) permettendole, con manovre ipocrite e deboli proteste senza seguito, di derogare alle norme più cruciali di un commercio leale (il controllo degli aiuti di stato e il rispetto della proprietà intellettuale). Il resto lo fecero l’11 settembre e la lobby delle armi.
 
Caro Gigi sognatore, in fondo sei stato una sorta di profeta sindacalmente impegnato a promuovere la partecipazione, l’interlocuzione tra società e istituzioni, oltre che a rivendicare il potere non solo di moral suasion, ma anche legislativo e giudiziario delle organizzazioni internazionali. Avevi trasferito la tua visione dell’integrazione europea in un’ottica universale che sono pronta a difendere come valida e possibile di fronte a qualsiasi autorità o forza. Non si farà mai nemmeno un passo in avanti senza profeti, senza sognatori, senza artisti, senza tenaci folli che spendono, come hai fatto tu, la loro vita per andare pazientemente a cercare di costruire il meglio per l’umanità.
 
Mi mancherai molto, avrei voluto sentire la tua opinione sul Cile di oggi e le elezioni presidenziali in corso e la Convenzione Costituzionale e… ma te ne sei andato prima. Mi consola pensare che, là dove sei ora, avrai già avviato qualche discorso col Direttore Generale per migliorare le cose anche lì.
 
Giacomina Cassina
 

Giacomina Cassina, Lech Walesa e Luigi Cal nel gennaio 1981 c/o sede nazionale CISL di Via Po 21 a Roma

 
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Ho appreso della morte di Luigi Cal, per molti anni direttore del dipartimento internazionale Cisl… E’ una notizia che non fa che aumentare il mio stato d’animo triste di questi giorni. Luigi ha accompagnato, con premura e “ternura”, la mia esperienza sindacale in Brasile dal 1992 al 1994… e non mi ha “olvidado” quando sono tornato in Italia. Abbiamo continuato a fare insieme delle cose, soprattutto, per i comuni legami con l’America Latina. Per poi riprendere a lavorare a stretto contatto quando ho assunto la responsabilità dell’ufficio internazionale della Fim Cisl all’inizio del 2003, fino alla sua uscita dalla Cisl nel 2011 per assumere l’incarico di direttore ILO a Roma.
 
Luigi Cal, di origini umili, era nato a Mareno in provincia di Treviso nel 1949 e la sua è anche una bella storia di riscatto personale. In particolare c’è un’episodio della sua vita che Luigi ricordava a motivo del suo impegno a difesa dei diritti dei lavoratori in tutto il mondo, specie in America Latina e Africa. «E’ stata una sfida con il sistema. Un giorno, quando avevo 7 anni sono andato nel municipio dove vivevamo con mio padre. Quando gli hanno chiesto di firmare ha detto di non avere con sé gli occhiali e ha chiesto di poter portare a casa il documento, voleva leggerlo insieme a qualcuno per sapere cosa stava firmando. La persona allo sportello disse, “Ecco i soliti contadini che non sanno né parlare né tacere né leggere né scrivere”. Quella è stata la molla». Per pagarsi gli studi ha lavorato come cameriere a Jesolo, ha fatto l’assistente in un collegio e ha contato sull’aiuto della famiglia e dei fratelli che iniziarono a lavorare a 11 anni e ora sono artigiani.
 
Dopo la laurea a pieni voti all’Università Cà Foscari di Venezia alla Facoltà di Filosofia e Lingue e Letterature Straniere, ha poi conseguito dei titoli post-laurea all’estero, all’Istituto Superiore di Studi Europei presso l’Università di Nizza e all’Accademia Diplomatica Internazionale di Vienna. Cal è stato direttore del Dipartimento internazionale della Cisl dal 1991 al 2011. Il suo impegno sindacale si è contraddistinto per la promozione di diverse iniziative di solidarietà a favore dei nascenti sindacati della Polonia e del Brasile, Solidarnosc e Cut, guidati da Walesa e Lula (tratto da “La sfida di Luigi Cal da studente-cameriere a direttore dell’Onu”, La Tribuna di Treviso 16/07/2011).
 
A me piace ricordarlo – come a lui farebbe enormemente piacere – in questa foto del 2008 insieme al presidente Lula all’ambasciata brasiliana a Roma.
 
Gianni Alioti

da sinistra Alberto Tridente, Luigi Cal, il presidente Lula, Gianni Minà, Gianni Alioti

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Si è spento un amico caro.
 
Luigi Cal era un uomo coraggioso che diede tutto per la democrazia e per lo sviluppo del sindacato.
 
Nella sua attività di rapporti con il sindacalismo internazionale, fondamentale fu il ruolo che egli ebbe nella vicenda di Solidarnosc in Polonia. Altrettanto importante fu il suo impegno per la riconquista della democrazia in America latina.
 
La trasformazione del sindacalismo latino americano, in gran parte legato mani e piedi a quello americano, ebbe in lui un protagonista di primo piano. Tutta l’America Latina e il Cile più degli altri devono molto a Gigi Cal; la sconfitta delle dittature del sub continente fu possibile grazie ad un impegno, soprattutto etico, fatto di tanto coraggio (al punto di rischiare continuamente la propria vita). Gigi patì anche la galera e la violenza truce e insensata di quelle dittature.
 
Quell’impegno etico era il pane quotidiano di una generazione generosa e lungimirante che, con la morte di Tarcisio Benedetti prima e oggi con Gigi Cal, è più ristretta. Ma il frutto di quell’altruismo e umanità resterà nella memoria, a patto che quella memoria sia coltivata e arricchita con la giustizia.
 
Alberto Cuevas
 

da sinistra Luigi Cal, Alberto Cuevas e Nino Sergi in visita alla tipografia Alborada a Santiago del Cile

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