La prima volta in crowdfunding
È la prima volta – come Iscos nazionale – che utilizziamo il crowdfunding per una campagna di raccolta fondi online per realizzare un nostro progetto. È solo un libro. Avremmo potuto finanziarne la pubblicazione in altro modo. Abbiamo scelto, però, questa pratica di micro-finanziamento dal basso per coinvolgere più persone, sin dalla promozione del libro, fino all’organizzazione di eventi. Inoltre, il crowdfunding può offrirci molto di più. Ci apre nuovi cammini. Ci fa vivere nuove esperienze. Ci permette una nuova narrazione delle storie vissute nel campo della cooperazione internazionale. E come ogni storia nasce da un inizio.
Una storia nel Cile della dittatura militare, che merita di essere raccontata
La storia che il libro racconta è una storia vera. È la storia di un progetto di cooperazione tra l’Italia e il Cile, realizzato dai sindacati italiani negli anni 1987-91 attraverso l’Iscos. Per esplicita ammissione del primo presidente democratico, Patricio Aylwin eletto nel 1990 dopo il regime dei militari, ha contribuito a riportare la democrazia in questo paese. Un progetto molto complesso e molto rischioso, realizzato negli ultimi anni della dittatura. È una storia poco conosciuta, che crediamo sia importante non vada perduta. Conoscere la propria storia è fondamentale per poter costruire il proprio futuro. Vale per Iscos e i sindacati italiani, ma soprattutto per il popolo cileno. Il prossimo 25 ottobre 2020 nel plebiscito nazionale i cileni potranno liberarsi dalla pesante eredità lasciata da Pinochet con la Costituzione del 1980, redatta sotto la dittatura militare. La spinta a un reale cambiamento sociale in Cile, si è finora scontrata con la repressione imposta dall’oligarchia al potere, che governa con arroganza secondo un mix di politiche autoritarie e neo-liberiste.
La nostra storia di cooperazione inizia alla fine del 1982 quando un sindacalista cileno, Manuel Bustos, viene espulso dal suo paese e spedito in Brasile. Da lì prosegue per Roma dove rimane per quasi un anno. Accolto come rifugiato politico crea dei legami stretti con le tre principali confederazioni sindacali italiane. Tornato in Cile, Bustos – affiliato al partito “Democrata Cristiano” mantiene stretti rapporti in particolare con la Cisl. Nel 1984 un ex senatore democristiano, Jorge Lavandero, acquisisce un vecchio giornale. Il “Fortin Mapocho”, il giornale degli ambulanti del mercato principale di Santiago. Trattava sia temi sportivi, sia i problemi della loro categoria. Acquisire una testata esistente era l’unica forma per poter evitare la ferrea censura militare e poter disporre di un giornale. La dittatura non avrebbe mai permesso la libera circolazione di idee che non fossero le veline che la propaganda militare faceva circolare.
La nuova proprietà lo trasforma in un settimanale di attualità nazionale. I militari cercano di impedirne la pubblicazione, ma il tribunale al quale il senatore ricorre gli dà ragione. Così Fortin Mapocho si trasforma in un giornale di battaglia politica, di opposizione dura al regime militare. Per i suoi attacchi al governo, il settimanale subisce la censura in diverse occasioni e gli è proibito persino di pubblicare fotografie. Il proprietario è querelato e picchiato a sangue con trauma cranico.
Nel 1986 il viaggio del papa Giovanni Paolo II, che molti contesteranno per le sue apparizioni pubbliche con il generale Pinochet, obbliga i militari a presentare un paese più “democratico”, con più libertà di parola e di movimento. A questo punto Manuel Bustos propone ai sindacati italiani di finanziare un progetto, che aiuti contemporaneamente il sindacato cileno, ma anche i partiti politici che si stanno riorganizzando.
Nel 1988, secondo la Costituzione approvata dai militari nel 1980, si torna finalmente alle urne per un referendum che deve esprimersi con un Si o con un No a Pinochet. Se avesse vinto il Si, il generale che aveva guidato nel settembre 1973 il colpo di Stato contro il presidente socialista Salvador Allende e il suo Governo di “Unidad Popular”, avrebbe continuato a governare per altri otto anni.
A questo appuntamento il regime si prepara meticolosamente. Assume, per l’organizzazione della campagna elettorale, l’équipe di Margaret Tatcher. Ha in mano tutta l’informazione televisiva, giornalistica e radiofonica. E svolge un’intensa propaganda fra la popolazione più marginale delle periferie di Santiago, alla quale promette di trasformarli da “proletari” a “proprietari”.
Il 1988 è, pertanto, un periodo decisivo ai fini della lotta per il ritorno della democrazia. È in questo contesto che a Roma, su suggerimento di Manuel Bustos e dei sindacati italiani si concorda unitariamente un progetto che mira a sostenere la stampa di opposizione a Pinochet e al regime militare. Da un lato ridando voce al pluralismo politico attraverso i diversi giornali di partito, dall’altro rafforzando il sindacato cileno assegnandogli la titolarità del progetto. Nasce così la società grafica “Alborada” (alba), in grado di stampare due quotidiani a tiratura nazionale, libri, riviste, manifesti e volantini ecc. Tutta la propaganda politica che rappresentasse le istanze di tutti i partiti di opposizione, nel frattempo riuniti nella “Concertaciòn” e il sostegno alla campagna per il NO.
Sembra incredibile ma senza questo progetto probabilmente la storia di questo paese sarebbe stata molto diversa e la dittatura si sarebbe prolungata per altri numerosi e insopportabili anni.
Il libro e l’autore
Pochi sanno che l’Italia ha dato un contributo notevole per il ritorno della democrazia in Cile. Nel 1988, per vincere il referendum del NO a Pinochet e poi, nel 1990, per l’elezione di Patricio Aylwin Azocar alla Presidenza che sancì il ritorno alla democrazia. Il progetto Alborada gestito dalla ong della CISL, ISCOS, prevedeva l’installazione di una grande tipografia per la stampa dei giornali di opposizione che durante l’ultimo anno della dittatura militare avevano potuto uscire superando numerosi boicottaggi. L’acquisto di una nuova rotativa e di un vecchio capannone avevano permesso la messa in marcia di un centro stampa per quotidiani che puntualmente stamparono le due testate di opposizione a tiratura nazionale: “Fortin Mapocho” e “La Epoca”, dando un contributo importante, come riconobbe il presidente Aylwin, al raggiungimento degli obiettivi. Oltre ai quotidiani, il Centro divenne il punto di riferimento di tutte le forze di opposizione stampando il 70 per cento dei materiali della campagna elettorale. In questo racconto, l’autore, che ebbe la responsabilità della gestione del progetto, ricorda le difficoltà e le sfide affrontate durante il regime militare e nei quattro anni di permanenza in Cile.
Tarcisio Benedetti, nato nel 1947 a San Pietro Incariano, è stato delegato sindacale Cisl presso Arnoldo Mondadori Editore, a Verona. Dal 1974 al 1978 svolge il servizio civile come volontario del Mlal (Movimento laici America latina), insegnando in una scuola professionale a Curanilahue, Cile. Nel 1987 ritorna in Cile per lavorare al Progetto Alborada fino al 1991.
Per sostenere questo progetto di raccolta fondi attraverso la piattaforma “Produzioni dal Basso” clicca su questo link: https://www.produzionidalbasso.com/project/alborada-la-rotativa-della-liberta/