L’articolo di Enrico Garbellini, responsabile della progettazione di ISCOS ha come fonte le informazioni apparse il 25 e 26 settembre 2020 su “Confidencial”, rivista nicaraguense costretta a lavorare dall’esilio.
Da tempo ISCOS sostiene la REDCAM (Rete Centroamericana dei Lavoratori e delle Lavoratrici delle Maquilas) costituita da 9 organizzazioni che difendono e promuovono i diritti delle donne lavoratrici delle zone franche di Honduras, Guatemala, Nicaragua e El Salvador. In Nicaragua, il Movimento “Maria Elena Cuadra” (MEC), socia della REDCAM, è preso di mira dal governo e dalle forze di polizia. Ma l’iniziativa è parte di una strategia repressiva iniziata nell’aprile del 2018.
Lo scorso 25 settembre a Managua (Nicaragua) ufficiali della Polizia Nazionale hanno circondato le istallazioni del Movimiento de mujeres María Elena Cuadra (MEC) impedendo per 4 ore alle lavoratrici della ONG di potervi entrare. Per Sandra Ramos – cofondatrice e direttrice del Movimento – è stato un “attacco all’istituzione”.
Sandra ha cercato di capire le ragioni della presenza della polizia ma gli ufficiali non le hanno dato spiegazioni, nemmeno le hanno presentato ordini di perquisizione. “Questo attacco è stato fatto perché vogliono applicare la famigerata legge” facendo riferimento all’iniziativa di Legge sulla Regolamentazione degli Agenti Stranieri. L’obiettivo è impedire che l’organizzazione faccia il suo lavoro: “il Movimento non sono queste umili pareti bensì lo spirito delle donne lavoratrici”. “È stata un’arbitrarietà, la Polizia non ci intimidisce, questa situazione ci fa arrabbiare, ci indegna, ma dobbiamo continuare, la lotta non termina qui”. Il MEC farà una denuncia pubblica a livello nazionale e internazionale.
Agli ufficiali ha gridato “se mi volete portare via fatelo pure non ho paura di voi”. Il MEC nasce dopo l’espulsione di Sandra dalla Centrale Sandinista dei Lavoratori (CST): “Li conosco, io sono stata lì, non ho paura di voi, so chi siete”. Gli ufficiali non hanno voluto rilasciare interviste ai giornalisti e ai difensori dei diritti umani presenti sul luogo insieme alle lavoratrici del MEC.
Per l’avvocata Karla Sequeira della Commissione Permanente dei Diritti Umani (CPDH) ciò che è successo non ha spiegazioni logiche, gli ufficiali hanno usato la forza per occupare i locali, non hanno fatto entrare e uscire nessuno, cosa che non era successa in altri casi simili. Da parte sua, Vilma Núñez presidente del Centro Nicaraguense dei Diritti Umani (CenidH) avverte che “non si tratta di un’aggressione qualsiasi”, il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo hanno “iniziato ad applicare la Legge di Regolamentazione degli Agenti Stranieri”, nonostante sia stata appena presentata in Assemblea Nazionale (Parlamento) lo scorso 22 settembre e non ancora approvata.
Per la sociologa ed accademica Elvira Cuadra “Oggi ci siamo svegliati con la Polizia che stava sequestrando arbitrariamente gli uffici del MEC, l’organizzazione che durante più di 20 anni ha difeso i diritti delle lavoratrici delle maquilas”. Donne che, secondo Sandra “continueranno a far riferimento alle nostre strutture quantunque ce le chiudano, non siamo un’organizzazione clandestina, non accetto la clandestinità in un Paese che ho contribuito a costruire”. Il MEC è nato 25 anni fa “sotto un albero di mango” e noi fondatrici eravamo volontarie”. Ogni anno più di 16.000 lavoratrici e disoccupate si rivolgono al MEC: “In realtà stiamo dando una mano a questo Governo nell’offrire possibilità di sussistenza ai settori più poveri della popolazione la cui responsabilità dovrebbe essere dello Stato e di cui questo Governo dice di rappresentare”.
Secondo Ramos, l’assedio della Polizia si poteva prevedere perché dal 2018 “stiamo aiutando con orgoglio le madri dei prigionieri politici, donne aggredite dalle istituzioni governative che tengono sequestrati i loro figli”. Il MEC è parte dell’Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia (ACJD) che partecipò al primo dialogo nazionale con il regime di Daniel Ortega dopo le forti proteste sociali scoppiate nell’aprile 2018. “Non siamo una organizzazione terrorista, né a qualcosa che gli assomigli, siamo un mucchio di donne che difendono altre donne”.
Dopo l’aggressione al MEC, diverse ONG e la Coalizione Nazionale hanno affermato che il regime di Ortega li ha presi di mira qualificandoli come “agenti stranieri” esercitando un maggiore controllo sulle loro finanze. L’avvocato Wendy Flores, coordinatrice del Collettivo Nicaragua Mai Più Impunità, afferma che l’Esecutivo sta esercitando politiche repressive contro le organizzazioni in difesa dei diritti umani attraverso iniziative o azioni legali o attraverso la Polizia o le forze paramilitari. Elvira Cuadra avverte che l’aggressione subita dal MEC fa parte della “nuova fase di repressione” del regime. “Uno degli obiettivi del Governo Ortega Murillo sono le organizzazioni sociali”. E l’iniziativa di Legge sulla Regolamentazione degli Agenti Stranieri ne è un chiaro esempio.
Il disegno di legge intende classificare le persone fisiche o giuridiche come “agenti stranieri” e punirle con la perdita dei loro diritti politici e la confisca dei loro beni. Stabilisce restrizioni legali per l’accesso delle organizzazioni della società civile ai fondi esteri con la legislazione che classifica i destinatari della cooperazione internazionale come “agenti” dei loro donatori e questo impone requisiti stigmatizzanti e onerosi con sanzioni severe per violazioni tecniche. Il disegno di legge è problematico perché non è conforme agli standard internazionali che garantire l’esercizio del diritto di associazione che stabilisce che gli Stati devono promuovere e facilitare l’accesso delle organizzazioni ai fondi di cooperazione nazionale ed estera, nonché come astenersi dal limitare i propri mezzi di finanziamento.