di Maria C. Ferrara
Per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, si apre il Sinodo per l’Amazzonia, allo scopo di discutere collegialmente, sotto la presidenza del Papa, temi di primaria importanza che riguardano la vita della Chiesa, l’annuncio del Vangelo, la tutela del Creato, il rispetto delle culture locali.
Essenziale, è stata la partecipazione dei capi indios, la centralità della figura femminile nel contesto territoriale e la difesa e tutela dei diritti umani. Papa Bergoglio ha dichiarato, che gli indigeni da sempre hanno una missione ancestrale in Amazzonia, sono custodi del territorio, lo hanno valorizzato culturalmente e spiritualmente, diventando guardiani della vita per l’intera umanità.
In occasione del Sinodo, FOCSIV in collaborazione con ENGIM, GCAP Italia, CIDSE e ISCOS ha organizzato a Roma, un’incontro dal titolo “Diritti umani e ambiente: il caso dell’Amazzonia. Quali nuove azioni con i popoli indigeni per tutelare i diritti umani in contesti ambientali fragili”.
Su questi temi si apre l’evento, per poter comprendere e capire quali le reali problematiche da affrontare, quali le possibili soluzioni.
Sintetizzando tre i punti cruciali:
- un nuovo cammino della chiesa per l’evangelizzazione in Amazzonia.
- un orizzonte comune, affinché si possa giungere a breve ad una risoluzione dei problemi . Un patrimonio inestimabile di natura che rischiamo di perdere per sempre e che insieme, governi, cittadini del mondo e comunità locali, dobbiamo proteggere.
- la persona, perché l’unione rafforza idee e partecipazione. La difesa e tutela dei diritti umani è di fondamentale importanza, in territori attanagliati dallo strapotere delle multinazionali.
In Amazzonia, terra sospesa tra ambizioni di sviluppo e antiche tradizioni culturali, la violenta minaccia estrattiva voluta dal Governo pone l’uno contro l’altro due mondi molto diversi, per valori e idee di futuro quasi impossibili da conciliare.
La determinata opposizione allo sfruttamento del territorio ancestrale, da parte degli indigeni colpisce e coinvolge. Nelle varie esposizioni non si ravvisa, alcun vantaggio per le persone e per le comunità. Piuttosto, questo cosiddetto ‘sviluppo’ colpisce al cuore il loro modo di vivere, che dipende dal benessere della foresta pluviale e della sua gente. Comprensibile é l’entità della posta in gioco se la foresta, progressivamente viene sfruttata (e distrutta).
La partita a distanza tra il Governo e gli oppositori, diventa sempre più incandescente e fuori controllo. Le proteste vengono represse dalle forze dell’ordine, degenerando in rivolte violente e scontri sanguinosi dalle conseguenze irreversibili. Allo stesso tempo il dibattito politico, sociale e mediatico si interroga sull’opportunità di rivedere la natura delle concessioni estrattive, mettendo in discussione l’operato del Governo.
Questa combinazione di fatti-dichiarazioni, permette di capire e allo stesso tempo concede, la possibilità di sperimentare prospettive più ampie degli eventi in corso.
Affinché il cambiamento avvenga, c’è bisogno prima di tutto di consapevolezza. L’incontro, ha il potere di creare consapevolezza su questioni poco conosciute e di creare un impatto, attraverso un senso di urgenza. Ciò dà ai partecipanti, l’opportunità di fare un passo indietro e vedere il quadro generale. Alla fine, armati di informazioni, essi possono agire in modo più incisivo sull’argomento.
In particolar modo, i capi indigeni, ci ricordano che le altre culture esistono e che queste culture rappresentano un valore inestimabile per tutti noi. La speranza è, che si crei quel dubbio riflessivo per interrogarsi, facendo le dovute considerazioni sul costo dello sviluppo. Attraverso le varie riflessioni si auspica, che si senta l’urgenza di un ulteriore dialogo globale sull’equilibrio tra l’estrazione delle risorse e l’impatto che essa ha sulle persone e sull’ambiente.
Annientare la foresta significa annientare con essa un’intera cultura, un prezzo troppo alto in nome di un progresso che non può sacrificare la vita umana e il benessere del nostro pianeta.
Colpiscono le figure dei capi indigeni così semplici, quanta fierezza e determinazione nelle loro parole.
Si presume che di fronte a tante problematiche, la mente sia indotta a pensare che non vi sia speranza alcuna. Nonostante le perplessità per una concreta risoluzione è necessario fare appello ai nostri principi e ragionevolezza, affinché saggezza e forza che le hanno generate e ispirate verranno in aiuto. Da molto tempo abbiamo smesso di ricordare le motivazioni per le quali ci siamo battuti, forse temiamo nel farlo, di riconoscere che la nostra individualità che noi tanto riveriamo, non è interamente nostra; forse temiamo che rievocare questioni del passato, sia segno di debolezza; ma siamo arrivati a comprendere finalmente, che ciò che siamo è ciò che eravamo. Abbiamo bisogno di forza e saggezza per trionfare sui nostri timori, sui nostri pregiudizi, su noi stessi, dateci il coraggio di fare ciò che è giusto.