Diritti violati e potere organizzativo delle lavoratrici delle industrie delle zone franche in Centroamerica.
reportage di Enrico Garbellini
LA GIRAVOLTA DELLE POLITICHE INTERNAZIONALI E DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO IN CENTROAMÉRICA
I paesi nordici, in modo piú o meno concertato, hanno fatto i bagagli e lasciato la regione: “stiamo andando in Africa, l’America centrale è composta da paesi a medio reddito e ha abbastanza risorse (PIL) per finanziare il suo sviluppo…. L’Africa è più povera ed è il continente in cui la maggioranza europea ha i suoi affari (compresa l’industria estrattiva). ” Ed è la regione – aggiungiamo – che “produce” più migranti verso l’Europa.
Non ci resta che il multilateralismo nel quale la priorità si focalizza sul far leva sugli accordi commerciali, come l´Accordo di libero scambio Centroamerica e USA e l´Accordo di associazione Centroamerica ed Unione Europea. Pertanto, ad esempio, una parte importante della cooperazione europea nei confronti della regione è “aiutare” a essere migliori esportatori, aumentare gli standard di qualità e sicurezza, il tutto con la promessa di un’ampia apertura dei mercati. Il finanziamento e l’assistenza tecnica dell’Unione doganale centroamericana diventano cosí prioritari. In pratica si trata di armonizzazione l’America centrale con i dettami del commercio mondiale.
Cosí si torna alla dottrina del Centroamerica come “cortile di casa”. Gli Stati Uniti rinnovano la loro presenza nella regione e i margini di cooperazione con la stessa sono in aumento: è il paese con piú “aiuto” bilaterale con la regione attraverso il Piano di prosperità limitato al cosiddetto CA-3 (o Triangolo Nord: Honduras, Guatemala, El Salvador). Il motivo è semplice: creare una cintura di sicurezza militare contro il traffico di droga e la “minaccia terroristica”, ridurre i flussi migratori e sfruttare il settore privato di questi tre paesi. A tal fine, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un contributo di 750 milioni di dollari all’anno per i tre paesi nel 2016, 2017 e 2018. In altre parole, in quanto alla cooperazione, l’America centrale ritorna a far parte del “nostro partner storico”.
Le notizie che spiccano sui giornali sull’America Centrale si limitano al presidente corrotto di turno, alla gravissima e spiacevole involuzione politica e sociale del Nicaragua e alle immagini agghiaccianti del padre con la figlia salvadoregni deceduti nel tentativo di cercare maggiore fortuna negli Stati Uniti.
La Regione, negli ultimi decenni, senza causare grande rumore, ha costruito il suo “futuro” su un sistema basato sul matrimonio tra deregolamentazione dello stato e saccheggio delle risorse naturali (modello “estrattivista”); una Regione che registra un notevole declino dei diritti umani e, allo stesso tempo, un aumento eccessivo dei livelli di corruzione (complicità con il traffico di droga), autoritarismo e criminalizzazione / emarginazione della società civile (nessuno sa nulla dell´emergenza massacri avvenuti di recente in Guatemala durante le lotte contro le miniere). Le popolazioni, di fronte a questo contesto “pacificato”, si vedono obbligate ad emigrare.
LE LAVORATRICI DELLA ZONA FRANCA
In America Centrale 263.000 lavoratrici (in maggioranza del settore tessile) vivono in un contesto di diritti negati nelle cosiddette zone franche (maquilas). Rappresentano il 58% della forza lavoro totale del settore. Dalla fine degli anni ’90, circa l’80% dell’industria della maquila centroamericana è legata all’industria tessile e dell’abbigliamento, la cui produzione è in gran parte esportata negli Stati Uniti a causa delle tariffe preferenziali e degli accordi bilaterali tra gli Stati Uniti e ciascuno dei paesi centroamericani.
Il regime delle maquilas / zone franche rappresenta circa il 51% e il 60% delle esportazioni totali negli Stati Uniti per El Salvador e Guatemala. Nella regione, l’uso estensivo di maquilas rappresenta un palliativo per calmare l’insufficiente risposta del settore pubblico e privato al fine di ottenere formule più adeguate per la creazione di un’occupazione dignitosa e progresso per le donne centroamericane. Circa il 20% delle donne in America Centrale lavora nel settore manifatturiero.
Le zone franche offrono privilegi alle aziende installate nei paesi in via di sviluppo a scapito delle loro casse pubbliche e dei diritti del lavoro delle persone che vi lavorano. Le aziende, sia di origine straniera che nazionale, di solito scelgono zone franche poiché si tratta di contesti che consentono loro di produrre con strutture a costi molto bassi senza troppa supervisione da parte dei governi ospitanti. Il costo del lavoro per gli imprenditori non raggiunge il 4% delle vendite totali dichiarate di tutte le società di maquila / zone franche in Guatemala.
I privilegi associati alla zona franca si riferiscono principalmente a:
a) Regolamenti flessibili: la legislazione che regola le attivitá delle società che operano all’interno della zona franca (ad esempio la legislazione del lavoro) è generalmente più flessibile in rapporto alle leggi applicate nel paese ospitante al di fuori della zona franca; b) Incentivi fiscali: le fabbriche all’interno di una zona franca hanno generalmente un pacchetto di incentivi molto interessante che può includere: esenzione e / o rinvio di dazi doganali, sovvenzioni allo sviluppo e uso delle risorse umane locali, esenzione e / o rinvio delle imposte sulle vendite e sul reddito e altri incentivi fiscali (ad esempio, l’aliquota nominale dell’imposta sul reddito delle società o le prestazioni aziendali inferiore rispetto al resto del paese ospitante al di fuori della zona franca).
Dati i privilegi che di solito vengono loro concessi, la pressione del settore imprenditoriale per promuovere questo tipo di attività in paesi poveri come l’America centrale è molto comune. Ed è anche molto comune per i governi intraprendere una “corsa al ribasso” lasciando tasse e regolamenti per attirare gli investitori verso le maquilas.
Il sindicato tradizionale centroamericano sta vivendo una crisi epocale. Le cause endogene di questa crisi sono il limitato cambio generazionale, l´inattivismo, l’autoritarismo, la cooptazione (e talvolta la corruzione) dei suoi leader. Tra le cause esogene, non c’è dubbio, troviamo la repressione esercitata dalle forze reazionarie (come è il caso soprattutto del Guatemala) nei confronti dei leader. Di fronte ai problemi che non possono essere rinviati o delegati e in mezzo a ostacoli e scetticismo, si é creata la Rete Centroamericana di Donne in Solidarietà con le Lavoratrici della Maquila (REDCAM), integrata, tra gli altri, dal Movimento delle Donne Lavoratrici e Disoccupate “María Elena Cuadra” del Nicaragua – MEC; il Collettivo delle Donne dell’Honduras – CODEMUH; il Movimento delle Donne Salvadoregne – MSM; l’Associazione delle Donne Dipendenti e Disoccupate contro la Violenza del Guatemala – AMUCV; e l’Associazione Donne in Solidarieta -AMES del Guatemala.
SEMINARIO IN GUATEMALA
A Città del Guatemala, dal 10 al 12 settembre, si è tenuto il “Workshop sull’identificazione delle violazioni dei diritti dei lavoratori nelle zone franche dell’America centrale e sulla formulazione di proposte di intervento”. ISCOD della Spagna e AMES del Guatemala hanno organizzato l’iniziativa con il supporto di ISCOS Italia.
L’iniziativa è stata possibile grazie agli sforzi di SOLIDAR che è stato firmatario di un progetto di sovvenzione CMC, il programma “Organizzazione della solidarietà internazionale: strutturare il coinvolgimento delle OSC a livello locale e globale e il dialogo in questioni relative alla cooperazione allo sviluppo dell’UE”. Il progetto mira a migliorare la capacità e l’efficacia dei membri SOLIDAR e dei loro partner in loco per partecipare all’attuazione degli OSS, in particolare, a un lavoro dignitoso e alla protezione sociale.
Al seminario del Guatemala hanno partecipato MEC del Nicaragua, CODEMUH dell’Honduras, MSM di El Salvador, AMUCV e AMES del Guatemala (membri di REDCAM), accompagnate da ISCOD e ISCOS (membri di SOLIDAR). Questo spazio è stato creato per avviare un processo di lavoro congiunto per rafforzare le azioni di promozione e sensibilizzazione sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nelle zone franche della Regione Centroamericana.
Nel seminario si sono aggiornati i contesti di ciascuno dei paesi centroamericani. Le partecipanti denunciano gli alti livelli di corruzione dei governi che, in un modo o nell’altro, incidono sull´arretramento dei diritti delle donne. Per quanto riguarda la situazione lavorativa nelle maquilas, le organizzazioni denunciano i bassi salari che non consentono di coprire il costo dei panieri; la violenza sul luogo di lavoro (molestie psicologiche); la mancanza di riconoscimento di alcune malattie professionali; ritmi di duro lavoro; orari di lavoro che superano quanto consentito dalla legge; casi di lavoratrici che non ricevono coperture assicurative e previdenziali o prestazioni mediche; licenziamenti senza giusto motivo.
Nel mezzo di queste difficoltà, le organizzazioni stanno promuovendo azioni importanti, con poche risorse e quando l´ambiente lo permette, come: studi e ricerche, consulenza legale, assistenza psicologica, campagne di sensibilizzazione, consultazioni (forum, seminari) per la preparazione di proposte nazionali e regionali, attività di lobby, alfabetizzazione in materia di diritti dei lavoratori, asili nido, proposte ai Ministeri del lavoro per migliorare le condizioni di lavoro delle donne, giornate mediche ginecologiche, coordinamento e alleanze.
ISCOD e ISCOS si impegnano a costruire un’alleanza con REDCAM con gli obiettivi di rompere il silenzio che circonda il mondo delle maquilas in America Centrale e di promuovere progetti a sostegno della REDCAM. L’agenda a breve e medio termine prevede:
- Campagne di sensibilizzazione nei diversi spazi in cui sono presenti ISCOD e ISCOS, da SOLIDAR alle istituzioni che fanno parte dell’universo UGT e CISL a spazi europei come la Confederazione Europea dei Sindacati o il Consiglio Economico e Sociale Europeo.
- Sostegno alle riunioni annuali regionali della REDCAM che si terranno al fine di preparare piani annuali (incluso un piano di incidenza) basati sulla valutazione e l’aggiornamento dell’Agenda sui Diritti dei Lavoratori e delle Lavoratrici dell’Industria Maquiladora in America Centrale che é stata accordata nel 2014. Il prossimo incontro della REDCAM si terrá in El Salvador ed è previsto per novembre 2019.
- Individuazione di progetti integrali articolati nelle componenti più sensibili quali: rafforzamento della REDCAM, salute sul lavoro, previdenza sociale, consulenza legale, comunicazione e incidenza. Per questo, REDCAM ha organizzato una commissione di lavoro incaricata di preparare una proposta per ISCOD e ISCOS da discutere prima della fine di dicembre 2019.