articolo scritto da McFerrara e pubblicato su Il Meridiano on line http://www.ilmeridiano.net/
L’interesse sul tema ha scatenato imponenti dibattiti. La comunità internazionale resta col fiato sospeso di fronte ai roghi che stanno devastando l’Amazzonia, la maggior parte legati all’espansione dell’agrobusiness, il Governo Bolsonaro ha garantito politicamente l’immunità ai deforestatori. In concomitanza, si verificano attacchi di terrorismo politico agli Enti governativi che si occupano di ambiente, di tutela dei diritti umani e dei lavoratori. L’intervento di papa Bergoglio sulla questione ambientale. Il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, dal titolo “Cambiamento climatico, impatti e vulnerabilità in Europa”.
Ambiente è una parola dal significato universalmente: conosciuto ormai non più soltanto come materia di studio universitaria, il discorso sull’ambiente si sta impossessando della politica, dello spettacolo, dell’educazione. E’ un settore così importante come lo è la vita sulla biosfera terrestre e le soluzioni per preservare ogni ecosistema presente sul nostro pianeta.
Viviamo in un mondo sempre meno vivibile, sempre più inquinato. In tutti i continenti le risorse energetiche non rinnovabili sono in esaurimento e da ogni laboratorio, da ogni conferenza, da ogni discorso razionale sui rischi che corre l’uomo moderno e sull’impoverimento delle risorse naturali appare chiaro che, se vogliamo salvare il nostro territorio, dobbiamo trovare nuovi metodi per gestire i nostri settori produttivi e soprattutto cercare di tenere sotto controllo i fattori inquinanti.
Si parla tanto, e a ragione, della necessità di uno sviluppo sostenibile. Significa che il progresso deve tener conto delle esigenze del pianeta intero, e non solo della creatura che meglio ha saputo adattarsi, piegando la Terra alle sue esigenze: l’uomo.
L’interesse sul tema ha scatenato imponenti dibattiti; la comunità internazionale resta col fiato sospeso di fronte ai roghi che stanno devastando l’Amazzonia, la maggior parte legati all’espansione dell’agrobusiness e non solo: l’Istituto Pensar Agro – la banca ruralista più potente del Brasile – e il cartello dei grandi produttori di soia, cotone e canna da zucchero hanno recentemente ottenuto l’eliminazione dei divieti per centinaia di pesticidi e dei pesanti dazi sull’importazione di auto di lusso e delle macchine agricole, in cambio di canali preferenziali per la carne brasiliana verso l’Europa. Scopo finale, distruggere aree protette per renderle coltivabili.
Altrettanto, il Governo Bolsonaro, cambiando i vertici dei dipartimenti governativi, ha garantito politicamente l’immunità ai deforestatori; specialmente i latifondisti sanno che sono legittimati ad uccidere e incendiare soprattutto nell’entroterra amazzonico, ‘’il fine giustifica il mezzo’’; in primis, per migliorare l’esportazione a bassissimo costo di minerali, carne, prodotti agricoli e distruggere la foresta e fare spazio a nuove piantagioni di soia e allevamenti di bestiame.
In concomitanza, si verificano attacchi di terrorismo politico agli Enti governativi che si occupano di ambiente, di tutela dei diritti umani e dei lavoratori. Ripetuti sono gli scontri e le epidemie. Gli indios brasiliani, attraverso la loro resistenza, stanno diventando baluardo per la difesa della democrazia.
In questo contesto, Papa Bergoglio ha riaffermato le questioni centrali dell’Enciclica e sembra suggerire che praticare relazioni internazionali sostenibili significhi uscire dalla logica del potere o dell’egemonia, e contemporaneamente rendere operativo il concetto di cura, poiché enfatizza le profonde implicazioni delle questioni ambientali sull’intero spettro di sicurezza, sviluppo, sfide economiche ed etiche della politica mondiale contemporanea.
Importante riferimento è il rapporto a cura dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, dal titolo “Cambiamento climatico, impatti e vulnerabilità in Europa”, che analizza il fenomeno del riscaldamento globale e dei suoi effetti a scala continentale. Nel complesso, l’Agenzia stima un costo economico dei cambiamenti climatici pari a 400 miliardi di euro nella sola Europa dagli anni ’80 a oggi. Fenomeni e numeri destinati ad aumentare e per far fronte ai quali il rapporto medesimo conferma la doppia strategia, che prevede la riduzione di emissioni – come previsto dagli accordi stilati e ratificati alle Conferenze mondiali sul clima Cop21 a Parigi nel 2015 e Cop22 a Marrakech – l’aumento delle capacità di adattamento e di resilienza delle società. Cose entrambe non facili, e soprattutto costose su scala globale.
Anche se l’attenzione politica internazionale verso l’Amazzonia e i problemi climatici sono incessanti, l’organizzazione che governa le politiche sul clima è davvero complessa e farraginosa. Al segretariato dell’ONU, ‘’United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC)’’, fanno riferimento le Nazioni, le istituzioni che lavorano attorno al clima (Agenzie ONU, istituti finanziari internazionali), le ONG, le chiese, le associazioni e le aziende private. Ad essa, viene avocata l’attribuzione di garantire il rispetto dei parametri stabiliti a Parigi, che prevedono, la riduzione delle emissioni da parte di tutti i paesi firmatari di 2 gradi entro il 2030. Ma nonostante l’impegno dei paesi firmatari, il risultato tarda a realizzarsi, da qui la necessità di estendere il periodo di applicazione al 2050. Intanto, gli Stati Uniti ribadiscono il “no” a Parigi e affermano di non aderire alle parti del comunicato sul clima; anche le multilateral development banks (banche multilaterali di sviluppo, come la Banca Mondiale) riflettono sul loro annuncio circa il ritiro e l’immediata cessazione dell’implementazione dell’Accordo di Parigi e degli impegni finanziari associati. Così una nota al punto 2 degli 11 che compongono la dichiarazione finale del G7 Ambiente che si è chiuso a Bologna, quello sulla lotta ai mutamenti climatici.
In sostanza Washington conferma le posizioni annunciate dal presidente Donald J. Trump: via dall’Accordo di Parigi e stop ai finanziamenti al green fund per il clima.
In contrapposizione ai proclami e le scelte politiche colonialiste, preferite da alcuni capi di Stato o Governi, si elevano, in tutto il mondo, dichiarazioni di politici, economisti, premi Nobel e società civile, come quelle di Antònio Guterres, Segretario Generale ONU che afferma: “… nel mezzo di una crisi climatica globale”, il mondo “non può permettersi di fare più danni a una grande fonte di ossigeno e biodiversità”.
Marina Silva, attivista e politica brasiliana, ex ministro dell’Ambiente del Governo Lula, insignita nel 1996 del “Nobel Verde” – il Goldman Environmental Prize, dichiara: “Le politiche del governo stanno trasformando il Brasile nello sterminatore del futuro e non possiamo permetterci che ciò accada. Stiamo vivendo un momento di barbarie ambientale, di cui pagheranno il prezzo le generazioni future’’.
Fra le innumerevoli organizzazioni internazionali c’è ISCOS, istituto sindacale promosso dalla CISL, unico al mondo, che lotta in difesa dell’ambiente, dei diritti umani dei nativi, dei lavoratori, dei movimenti sociali. Nonostante le notizie di cronaca che riportano l’assassinio di vari esponenti sindacali in loco (v. assassinio del Presidente del sindacato lavoratori rurali Carlos Cabral Pereira, ad oggi è il quarto leader del Sindacato assassinato dal 1985), la CISL, non arretra davanti alle tante difficoltà. Anzi, mette in campo ulteriori sforzi, realizza un grande progetto, pensato per unificare i 9 comuni del territorio in un’unica referenza nazionale, per creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile, affrontare i cambiamenti climatici, rafforzare l’attività dei sindacati rurali, garantire in futuro più partecipazione nel territorio.
Con l’apporto di cofinanziamenti provenienti dall’Europa, la CISL, ha potuto aiutare e sostenere oltre 200 mila persone. Ma non basta, a tutto questo si chiede un’ulteriore sforzo aggiuntivo, dal termine solidarietà si deve passare a quello di responsabilità; e questo passaggio lo dichiara in una nota il Segretario Confederale CISL, Angelo Colombini, in due articoli riportati:
Amazzonia: Il sindacato mondiale deve mobilitarsi; caschi verdi Onu e Fondo green accordo Parigi, Roma, 24 ago. (askanews) – “L’Amazzonia brucia. I popoli indigeni rischiano la sopravvivenza. Il riscaldamento climatico si aggrava. È inequivocabile intervenire con urgenza. Il sindacato mondiale deve mobilitarsi” – secondo il quale, le diplomazie internazionali devono intervenire.
“Il Fondo verde dell’Accordo di Parigi – sottolinea – deve essere operativo nell’immediato in soccorso dell’Amazzonia e dei popoli indigeni. È inequivocabile che il moltiplicarsi degli incendi nell’Amazzonia sono la conseguenza dell’aggressione dell’agrobusiness per avere terreni da destinare agli allevamenti e alle produzioni agricole oltre che allo sfruttamento dell’oro e degli altri minerali”. (Segue)
“Ma le ripercussioni sono micidiali per le popolazioni indigene e per il riscaldamento climatico. Bisogna creare e mettere in campo i “caschi verdi” dell’ONU (in difesa dell’ambiente) che intervengano nell’immediato ed una grande mobilitazione mondiale dei popoli e delle istituzioni. Ma bisogna anche rendere disponibile ed operativo il FONDO GREEN dell’Accordo di Parigi che è stato previsto anche per compensare il Brasile e i grandi Paesi dell’Indocina e dell’Indonesia per la protezione delle grandi riserve di ossigeno delle foreste pluviali che contribuiscono fortemente al contenimento del riscaldamento climatico con l’assorbimento di grandi quantità di CO2 e l’emissione di grandi quantità di ossigeno. Bisogna mobilitarsi e agire con urgenza. Anche per questo – conclude Colombini – c’è da augurarsi di avere prima possibile la disponibilità di un nuovo Governo, capace di raccogliere le nostre richieste e di mobilitarsi verso le istituzioni internazionali”.
Concludendo serve un progetto riformatore, caratterizzato dal discorso pubblico della nuova “ecologia politica”; ma va sottolineata la necessità di riscoprire i fondamenti della convivenza e dello sviluppo; è necessario aprire le porte alla possibilità di un modello economico più responsabile e inclusivo – come ha ricordato Papa Bergoglio, di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che stava discutendo ‘’l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” -, assicurare a tutti una casa, un lavoro dignitoso e debitamente retribuito, un’alimentazione adeguata e acqua potabile.