Nei giorni scorsi (il 24 agosto), con l’aggravarsi della distruzione della foresta, la CISL ha chiesto a tutto il sindacalismo nel mondo di mobilitarsi a difesa dei popoli indigeni e di un fondamentale eco-sistema per il clima del pianeta e la biodiversità. Nella sua Conferenza Nazionale Organizzativa di inizio luglio, la CISL aveva – anche in vista del Sinodo dei vescovi per la regione Panamazzonica
che si svolgerà in Vaticano dal 6 al 27 ottobre prossimi – dedicato uno spazio specifico sull’Amazzonia e all’impegno di cooperazione con le comunità autoctone dell’Alto Solimões portato avanti da dieci anni dall’ISCOS CISL.
Iscos Cisl, dieci anni di cooperazione con le comunità indigene in Amazzonia
Intervento Silvia Ayon Conf Naz Org Cisl
La segretaria generale della CISL Annamaria Furlan ha dichiarato:
“Gli incendi nella regione amazzonica sono spaventosi. I popoli indigeni rischiano la sopravvivenza. Occorre l’intervento dei governi ed una mobilitazione dei popoli per salvare questa importante fonte di ossigeno e biodiversità. L’Amazzonia deve essere protetta”.
E il segretario confederale Angelo Colombini, responsabile delle Politiche dell’ambiente e dell’ecologia della CISL, nello stesso giorno ha emesso il seguente comunicato:
“L’Amazzonia brucia. I popoli indigeni rischiano la sopravvivenza. Il riscaldamento climatico si aggrava. E’ inequivocabile intervenire con urgenza. Il sindacato mondiale deve mobilitarsi. Le diplomazie internazionali devono intervenire. Il Fondo verde dell’Accordo di Parigi deve essere operativo nell’immediato in soccorso dell’Amazzonia e dei popoli indigeni. Bisogna mobilitarsi e agire con urgenza. Anche per questo c’è da augurarsi di avere prima possibile la disponibilità di un nuovo Governo capace di raccogliere le nostre richieste e di mobilitarsi verso le istituzioni internazionali”.
“È inequivocabile che il moltiplicarsi degli incendi nell’Amazzonia sono la conseguenza dell’aggressione dell’agrobusiness per avere terreni da destinare agli allevamenti e alle produzioni agricole oltre che allo sfruttamento dell’oro e degli altri minerali. Ma le ripercussioni sono micidiali per le popolazioni indigene e per il riscaldamento climatico. Bisogna creare e mettere in campo i ‘caschi verdi’ dell’Onu (in difesa dell’ambiente) che intervengano nell’immediato ed una grande mobilitazione mondiale dei popoli e delle istituzioni. Ma bisogna anche – conclude – rendere disponibile ed operativo il Fondo green dell’Accordo di Parigi che è stato previsto anche per compensare il Brasile e i grandi Paesi dell’Indocina e Indonesia per la protezione delle grandi riserve di ossigeno delle foreste pluviali che contribuiscono fortemente al contenimento del riscaldamento climatico con l’assorbimento di grandi quantita’ di CO2 e l’emissione di grandi quantita’ di ossigeno”.