ISCOS condivide la profonda preoccupazione per lo stato di emergenza di Tripoli espressa dall’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), che rinnova la ferma condanna delle violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione alla luce del nuovo Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, consegnato pochi giorni fa al Consiglio di Sicurezza.
“Migranti e rifugiati hanno continuato a essere vulnerabili alla privazione della libertà e alla detenzione arbitraria nei luoghi di detenzione ufficiali e non– si legge nel rapporto di Guterres– Torture, compresa la violenza sessuale; rapimento a scopo di riscatto; estorsioni; lavoro forzato; uccisioni illegali. Il numero di migranti detenuti è cresciuto a causa dell’aumento delle intercettazioni in mare e per effetto della chiusura delle rotte marittime ai migranti, impedendo la loro partenza I colpevoli degli abusi includono funzionari statali, gruppi armati, contrabbandieri, trafficanti e bande criminali”.
Abbiamo già denunciato l’errore di fornire strumenti alla Guardia Costiera libica per pattugliare il Mediterraneo e respingere i migranti, riportandoli nell’inferno libico, come accaduto lo scorso agosto quando il Parlamento italiano, con 382 voti favorevoli, aveva approvato lo stanziamento di 12 nuove motovedette.
Nel frattempo il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, esulta per il rimpatrio di 275 migranti (tra cui 54 donne e 26 bambini) da parte proprio della Guardia Costiera libica, restituiti alla paura, la violenza, le torture denunciate dall’ONU.
Tuttavia la situazione, alla luce dei recenti scontri che si stanno verificando a Tripoli, è destinata a peggiorare. AOI chiede una tregua immediata tra le parti e l’apertura del dialogo con la mediazione delle Nazione Unite.
L’Unione Europea eserciti le dovute pressioni affinché le autorità libiche sottoscrivano la Convenzione di Ginevra e accettino che a coordinare gli aiuti e l’assistenza nei centri di detenzione sia l’UNHCR.
AOI chiede poi al governo italiano di intervenire repentinamente per garantire accesso alle strutture detentive libiche ai funzionari UNSMIL e OIM al fine di verificare il rispetto dei diritti umani fondamentali; inoltre assicuri l’accoglienza di quanti fuggono dalla recrudescenza in atto della guerra civile, prime vittime, insieme alla popolazione civile, degli scontri.
Infine si esprime contro qualsiasi intervento militare in Libia: la Storia ci insegna che non è con la violenza che si facilitano i processi di pace e una nuova guerra causerebbe soltanto nuove vittime civili.
ISCOS insieme ad AOI nella condanna alle violazioni dei diritti umani in Libia
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