Il sesto Policy Forum on Development (PFD) si è tenuto a Bruxelles dal 20 al 22 marzo 2018: tre giorni di dibattiti riguardanti alcune tra le più urgenti questioni relative allo sviluppo, tra cui la creazione di un ambiente più favorevole per le organizzazioni della società civile e le autorità locali; la garanzia di una maggiore coerenza nelle politiche di sviluppo tra gli attori coinvolti e le istituzioni; un approccio locale alla migrazione; il ruolo dei governi locali e della cooperazione decentrata; i nuovi strumenti finanziari e la mobilitazione di risorse locali; il quadro finanziario pluriennale e l’accordo post-Cotonou attualmente in preparazione.
Nel contesto dei nuovi strumenti finanziari, è stata riposta particolare attenzione al Piano per gli Investimenti Esterni (PIE, External Investment Plan – EIP), lanciato a settembre 2017, che ha portato alla conseguente creazione del Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile (European Fund for Sustainable Development, EFSD). Questa iniziativa fa parte della strategia di medio e lungo termine adottata dalla Commissione Europea per ridurre la povertà e affrontare le radici economiche della migrazione irregolare, ed è stata pensata come modello in vista del prossimo bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2020-2027. Con un iniziale contributo di 4,1 miliardi di euro da parte della Commissione, è stato stimato un effetto leva nei paesi partner e in Europa in grado di mobilitare un totale di 44 miliardi di euro. Gli Stati membri dell’UE, i paesi EFTA (Associazione Europea di Libero Scambio formata da Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e altri paesi partner possono contribuire all’EFSD: se questi ultimi fornissero un contributo equivalente a quello dell’UE, il Fondo potrebbe mobilitare fino a 88 miliardi di euro entro il 2020.
Perché un Piano europeo per gli Investimenti Esterni?
In seguito alla crisi finanziaria del 2008, gli investimenti diretti esteri (IDE) e gli altri flussi finanziari privati sono diminuiti in tutti i paesi in via di sviluppo. Negli ultimi anni, i paesi presenti nell’elenco dei cosiddetti “Stati fragili” ( https://www.tpi.it/2017/04/27/mappa-paesi-rischiano-scomparire/ ) hanno ricevuto una piccolissima percentuale del totale degli IDE mondiali destinati ai paesi in via di sviluppo, prevalentemente concentrati nei paesi maggiormente ricchi di risorse. Il PIE va al di là della tradizionale assistenza allo sviluppo, appellandosi agli investitori privati per finanziare proposte imprenditoriali valide e sostenibili, dotate di limitati fondi pubblici ma in grado di attrarre capitali privati.
Funzionamento del PIE:
Tre pilastri:
- Il Regolamento UE 2017/1601 ha istituito il Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile (EFSD), che contribuirà a mobilitare finanziamenti supplementari provenienti in particolar modo dal settore privato, destinati a migliorare le infrastrutture economiche e sociali, a sostenere le piccole e medie imprese, la micro-finanza e i progetti volti a creare occupazione in Africa e nel vicinato dell’UE. Tale strumento di finanziamento comprende: la nuova Garanzia dell’EFSD pari a 1,5 miliardi di euro, utilizzata per coprire i rischi inerenti agli strumenti di finanziamento e gestita dalla Commissione Europea in stretta collaborazione con la Banca di Investimenti Europea; 2 miliardi di euro provenienti dal Fondo di Sviluppo Europeo (European Development Fund – EDF), di cui 1,6 dal Fondo d’Investimento per l’Africa (African Investment Facility – AfIF); 0,94 miliardi di euro provenienti dal Fondo d’Investimento per la Politica di Vicinato (Neighbourhood Investment Facility – NIF); 0,16 miliardi di euro provenienti dallo Strumento di Cooperazione allo Sviluppo (Development Cooperation Instrument – DCI).
- L’Unione Europea fornirà assistenza tecnica, per supportare le autorità locali, le micro, piccole e medie imprese e le cooperative nella definizione di progetti più efficaci e sostenibili da presentare all’EFSD.
- L’Unione Europea intensificherà il dialogo politico tra il settore privato, i paesi partner e gli altri soggetti interessati, per migliorare il clima degli investimenti. A questo proposito, una piattaforma per l’imprenditoria sostenibile in Africa (Sustainable Business for Africa – SB4A), lanciata durante il forum UE-Unione Africana nel novembre 2017 ad Abidjan, verrà introdotta per promuovere un dialogo strutturato con il settore privato in Africa.
Come ottenere il sostegno del PIE?
Le istituzioni finanziarie ammissibili (ad esempio le banche di sviluppo), previa valutazione della Commissione Europea, riceveranno i finanziamenti concessi attraverso il PIE tramite sportelli d’investimento (“investment windows”) specifici che li erogheranno. Tali sportelli sostengono settori che gli investitori tendono a disertare e, attualmente, sono cinque:
- Energia sostenibile e connettività: focalizzarsi su energie rinnovabili, efficienza e sicurezza energetica, e affrontare i rischi posti dal cambiamento climatico, aiutando i paesi a mantenere gli impegni presi nel contesto dell’Accordo di Parigi;
- Finanziamento delle micro, piccole e medie imprese, la cui crescita è ostacolata dall’accesso limitato a fonti di finanziamento convenienti, da capacità tecniche, professionali, finanziarie e manageriali inadeguate, da un quadro normativo e legale sfavorevole e dall’assenza di una buona governance;
- Agricoltura sostenibile, imprenditori rurali e agroindustria;
- Città sostenibili: esplorare meccanismi innovativi rendere sostenibile lo sviluppo dei contesti urbani;
- Digitale per lo sviluppo: promozione di soluzioni digitali innovative per soddisfare i bisogni sociali locali e l’inclusione finanziaria e per promuovere la creazione di lavoro dignitoso.
Le imprese interessate a beneficiare del PIE dovranno, dunque, richiedere informazioni sugli strumenti disponibili per il loro progetto e sulle eventuali possibilità di investimento direttamente alle istituzioni finanziarie che gestiscono i fondi degli sportelli sopracitati. Nel caso dell’Italia, la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) è stata valutata e dichiarata ammissibile. Alternativamente, le imprese potranno anche chiedere di accedere a un finanziamento e alla garanzia per un progetto di investimento direttamente al segretario del PIE, che avrà il compito di mettere l’impresa in contatto con un’istituzione finanziaria ammissibile.
Quali requisiti? Le proposte di progetto devono:
- essere attuate in Africa o nel vicinato dell’Unione Europea (Algeria, Armenia, Autorità Palestinese, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Georgia, Giordania, Israele, Libano, Libia, Moldavia, Marocco, Siria, Tunisia e Ucraina – paesi beneficiari della Politica Europea di Vicinato, che intende consolidare la prosperità, stabilità, sicurezza, economia di mercato e la crescita sostenibile attraverso un dialogo costante e l’elaborazione di un piano d’azione specifico per ciascun paese partner);
- contribuire allo sviluppo sostenibile, nelle sue dimensioni economiche, sociali ed ambientali, con particolare attenzione alla sostenibilità, alla creazione di posti di lavoro, soprattutto per giovani e donne, al rafforzamento dello stato di diritto, di una buona governance e dei diritti umani;
- prevedere un’adeguata ripartizione dei rischi;
- non falsare la concorrenza sul mercato;
- essere addizionali (ovvero operazioni a più alto rischio che, senza il supporto dell’EFSD, non si sarebbero potute realizzare – così da assicurare che la garanzia dell’EFSD non sostituisca il supporto proveniente dagli Stati membri, dai fondi privati, dall’UE o da altri enti);
- rispondere a carenze del mercato o a situazioni d’investimento non ottimali
La Commissione Europea seguirà da vicino i progressi del PIE, riferendo ogni anno le operazioni di finanziamento e di investimento al Parlamento Europeo e al Consiglio e, per garantire trasparenza, presentando una relazione al pubblico. Inoltre, le istituzioni finanziarie ammissibili metteranno a disposizione del pubblico informazioni su tutte le operazioni di investimento avviate.
Fonti:
Your guide to the EU External Investment Plan, European Commission, 11/2017
Domande e risposte sul piano europeo per gli investimenti esterni, Commissione Europea, 23/11/2017
Per maggiori informazioni sul Policy Forum on Development 20-22/03/2018: Documento finale