Il Pakistan, con quasi 180 milioni di abitanti, è il sesto Paese più popoloso al mondo e negli ultimi anni ha compiuto alcuni passi positivi sulla strada dello sviluppo. Tuttavia, problematiche connesse alla povertà, alle disuguaglianze (di genere, ma anche economiche, etniche e confessionali) ed alle esigenze di uno sviluppo sostenibile permangono e sono anzi state esacerbate da calamità naturali e crisi sociali recenti che hanno influito enormemente sulle condizioni di vita delle persone, sui loro mezzi di sussistenza e sulle infrastrutture nazionali.
Le ripercussioni di queste crisi sono state particolarmente severe su quelle fasce di popolazione che già versavano in condizioni di vulnerabilità e di estrema disuguaglianza economica. Infatti, la presenza in Pakistan di un mercato del lavoro fortemente informale non fornisce reddito adeguato, né protezione sociale, ma anzi favorisce le discriminazioni di genere, lo sfruttamento del lavoro minorile e del lavoro forzato.
Sebbene il Paese abbia promulgato il Bonded Labour System (Abolition) Act nel 1992 e il Bonded Labour System (Abolition) Rules nel 1995, il fenomeno del lavoro forzato è ancora largamente diffuso, tramite un sistema di anticipi (peshgi) sul futuro pagamento del lavoro che vincola i lavoratori ai datori di lavoro. Nelle fornaci di mattoni, in particolare, donne, uomini e minori (migranti interni, cristiani e profughi afgani) lavorano ininterrottamente nel difficile tentativo di uscire dal circolo vizioso del debito. Secondo stime riportate dall’ILO, sull’intero territorio nazionale sarebbero presenti circa 6.000 fornaci, dislocate prevalentemente nelle provincie del Punjab e del Khyber Pakhtunkhwa, e circa 1 milione di persone vi lavorerebbero in modo forzato. Inoltre, nonostante le fornaci di mattoni siano classificate come fabbriche in accordo con il Factories Act del 1934 e debbano pertanto essere registrate, la maggior parte di esse continua a operare nel settore informale e i lavoratori che vi trovano impiego a essere sfruttati.
Il progetto “Supporto alla Società Civile, alle donne e ai lavoratori vulnerabili in Pakistan”, co-finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, intende nell’arco di due anni (giugno 2014 – giugno 2016) far uscire interi nuclei familiari dalla trappola della povertà e dell’indebitamento, e favorire la promozione sociale di coloro che, più vulnerabili tra i vulnerabili, vessati e poco protetti, vivono e lavorano nelle fornaci. Attraverso la realizzazione di attività formative e di servizi sociali e legali, il progetto si fa promotore di una strategia volta a indebolire la servitù per debiti e a sostenere, in particolare, il ruolo delle donne all’interno delle fornaci. Infatti, senza istruzione, formazione o competenze trasferibili, adulti e minori non hanno la possibilità di far valere i propri diritti – tra i quali si ricordano il mancato rispetto dei termini contrattuali di lavoro, il mancato pagamento di compensi, licenziamenti senza giusta causa, maltrattamenti e molestie, schiavitù per debiti – senza mettere a rischio il posto di lavoro e la sopravvivenza delle famiglie.
Foto di Laura Salvinelli per ISCOS
In dettaglio, l’azione è attuata in collaborazione con l’unico sindacato riconosciuto in Pakistan, la Pakistan Workers’ Federation, e prevede la formazione para-legale di lavoratrici e lavoratori, con una specifica attenzione ai diritti delle lavoratrici e della specificità femminile, affinché possano assistere a loro volta ulteriori lavoratrici e lavoratori vulnerabili nelle fornaci di mattoni delle province del Punjab e del Khyber Pakhtunkhwa.
Il progetto, inoltre, promuove l’interlocuzione con attori della società civile e delle istituzioni vicine al mondo del lavoro, al fine di contribuire a una migliore consapevolezza e conoscenza sulle problematiche del lavoro forzato e della schiavitù moderna.
Infine, il progetto fornisce, sia all’interno sia all’esterno delle fornaci di mattoni, servizi di assistenza legale e sociale per sostenere ulteriormente le lavoratrici e i lavoratori contro il lavoro forzato. Tra questi, si ricorda la facilitazione nell’ottenimento di documenti anagrafici e dunque della cittadinanza; l’assistenza legale ai lavoratori nelle fornaci e nei tribunali; la contrattazione con i proprietari delle fornaci per l’ottenimento di contratti lavorativi migliori; il miglioramento delle pratiche igienico-sanitarie e alimentari; e l’accesso all’istruzione primaria pubblica per i figli dei lavoratori delle fornaci di mattoni.