In Mozambico, il 94% delle donne lavoratrici non sono protette durante il periodo della gravidanza e della maternità. Si tratta per lo più di donne che gestiscono piccole attività in proprio nel settore informale, lavorano in maniera stagionale nel settore agricolo o in quello domestico. Ma anche nel settore dell’industria, più protetto, per qualche ragione sfuggono alle garanzie offerte dal sistema di sicurezza sociale.
Per sensibilizzare sul tema, l’ILO ha presentato lo scorso 24 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale delle Nazioni Unite, il documentario “Mãe trabalhadora: A Proteção da Maternidade em Moçambique” (Madre lavoratrice: la tutela della maternità in Mozambico).
Le interviste alle donne-madri che lavorano hanno messo in luce le difficoltà ed anche i ricatti che incontrano durante e dopo la gravidanza. Le ragazze e le donne intervistate raccontano di come siano state costrette ad abortire per non perdere il lavoro. A chi porta a termine la gravidanza, la legge garantisce un congedo di maternità di due mesi (in Italia è di 5 mesi), insufficienti per garantire un’adeguata cura ed alimentazione al neonato. A volte i contributi accantonati per essere versati all’Istituto Nazionale di Sicurezza Sociale non sono sufficienti o non vengono versati dai datori di lavoro.
Attraverso lo strumento del dialogo con le parti sociali, Il Comitato Consultivo del Lavoro del Mozambico ha intrapreso il cammino verso l’approvazione della Convenzione n. 183 dell’ILO sulla tutela della maternità e la conseguente modifica della legge nazionale. Non si tratterà di un percorso né breve, né semplice.
Nell’ambito del progetto Saber Para Participar, volto a realizzare un reale dialogo sociale, ISCOS intende dare un sostegno positivo a questo cammino, attraverso la formazione e sensibilizzazione delle lavoratrici per contribuire alla realizzazione dei propri diritti.
La ratifica da parte del Mozambico della Convenzione ILO permetterebbe alle madri-lavoratrici di usufruire di un congedo di maternità della durata minima di oltre 3 mesi (14 settimane, art.4 della convenzione) con almeno un periodo di 6 settimane da dedicare al neonato dopo il parto. Inoltre diverrebbe illegale per il datore di lavoro licenziare o costringere alle dimissioni una donna in gravidanza (art.8 della convenzione).
Paula Vera Cruz, coordinatrice del Forum Sindacale della Donna Lavoratrice, ha detto sul documentario: “Per noi, questo documentario significa dar voce a quelle donne che sono spesso invisibili. Queste donne già vivono ogni giorno situazioni lavorative difficili. Il loro tentativo di conciliare la maternità con la ricerca dell’autonomia economica crea ulteriori insicurezze per il loro impiego. Il documentario darà maggiore visibilità ai diritti delle donne in termini di tutela della maternità“.