Con gli anni che passano, in me cambia anche la percezione dell’importanza dell’8 marzo. Ed il numero 8 diventa un numero pieno in ogni suo vuoto di nomi di donne lontane nel tempo ma anche di volti e di nomi a me noti. Occupandomi oggi di Africa ho negli occhi le donne dentro le guerre africane. Storie di donne vittime della guerra due volte, la prima perché vedono “fare” le guerre dai loro mariti e figli, e la seconda perché in queste guerre vengono oltraggiate, mutilate e per la sharia, lentamente uccise. Ma nei “mondi” che ci hanno preceduto molte donne sono state artefici di storie di pace. Aristofane, contro la guerra, nella sua commedia più famosa con protagonista la donna, dà voce a Lisistrata, che chiama a raccolta le donne sull’acropoli di Atene per organizzare lo sciopero più incredibile della storia: quello del sesso, per costringere gli uomini a fare la pace. Dal 411 a.c. ad oggi molte altre donne, molte altre “Lisistrate” hanno combattuto, con stratagemmi e senza armi contro la guerra. Ne cito solo alcune a noi più vicine nel tempo e insignite del premio nobel: Aung San Suu Kyi nel 1991, la presidente liberiana Ellen Johnsonn Sirelaf, la connazionale Leymah Gbowee e la yemenita Tawakkul Karman nel 2011. Alla ribalta oggi c’è la guerra del Mali e anche lì una donna Disarmante. Oumou SALL SECK, prima donna sindaco del Nord del Mali, eletta nel 2009 a Goundam, nei pressi di Timbuktue e costretta a scappare da Goundam perché minacciata di morte dai gruppi islamici che hanno preso il controllo del Sahel. Insieme ad altre donne si sta opponendo pacificamente alla guerra e sta lavorando ad una riconciliazione nazionale.
Da Lisistrata ad oggi tante Donne "disarmanti"
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