Nell’anno appena trascorso abbiamo assistito alla “primavera araba”, esplosa il 17 dicembre 2010 in Tunisia. La rivoluzione dei gelsomini – o della dignità – ha portato alla caduta di Zine el Abidine Ben Ali, al governo da 24 anni, e con un effetto “domino” ha coinvolto altri paesi dell’area del Maghreb. Una protesta estrema contro la disoccupazione, la miseria e la mancanza di opportunità lavorative: inflazione al 4.5%, Pil procapite di 9.500$ annuo, disoccupazione del 51%, che per i giovani tra i 15 e 19 anni è del 27.3%. Nelle prime settimane sono arrivati sulle coste siciliane circa quattromila tunisini. Molti non ce l’hanno fatta e sono morti in mare, altri sono stati rimandati indietro. Ora si parla di circa 70.000 tunisini presenti nelle varie regioni italiane.
L’Unione Generale Tunisina del Lavoro (UGTT) ha svolto un ruolo importante all’interno del movimento popolare che ha portato alla destituzione della dittatura di Ben Ali e nella fase di transizione che ha portato all’elezione di un’assemblea costituente il 23 ottobre 2011.
L’importanza della cooperazione con il Sindacato tunisino è anche motivata dal fatto che in Tunisia c’è già una significativa presenza italiana, con oltre 700 aziende e 600 milioni di investimenti. Si tratta di un trend in crescita: una serie di accordi fra Italia e Tunisia, l’ultimo dei quali firmato a dicembre 2011, impegna 200 milioni di euro a favore delle Piccole e Medie Imprese in Tunisia.
A dicembre 2011 l’UGTT ha realizzato il suo 22° congresso ordinario che ha votato un nuovo gruppo dirigente, caratterizzato da un tasso di rinnovamento importante: su 13 membri dell’esecutivo, 9 vi accedono per la prima volta. Ed è proprio in questa fase di rinnovamento che abbiamo ritenuto importante essere a fianco del sindacato tunisino per affrontare in una nuova fase i vecchi problemi.
L’emigrazione clandestina rende l’emigrante, fin dal momento della partenza, vulnerabile ai trafficanti; in particolare le giovani donne sono spesso soggette a violenze sessuali. L’incontro con il mondo del lavoro è fondamentale alla viabilità di una migrazione ordinata e di integrazione in un contesto di accoglienza.
Per questo riteniamo fondamentale realizzare un’azione a sostegno del sindacato, per renderlo strumento autonomo (indipendente e democratico), attore protagonista nella società civile nelle riforme e la difesa dei diritti umani. ISCOS sta quindi progettando questa iniziativa con l’obiettivo di formare sindacalisti sulle tematiche dei diritti umani, e di creare uffici d’informazione (InfoPoint) per facilitare l’incontro tra le persone che intendono migrare in modo legale verso l’Italia e i bisogni del mercato del lavoro.
Il programma contempla tutti gli aspetti fondamentali del fenomeno migratorio: rafforzamento del legame fra migrazione e sviluppo; promozione di una valida gestione dell’immigrazione a fini lavorativi; lotta contro l’immigrazione clandestina e più facile riammissione degli immigrati irregolari; protezione degli immigrati contro lo sfruttamento e l’esclusione e lotta contro la tratta degli esseri umani; promozione dell’asilo e dell’accoglienza internazionale.
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